Dopo la sconfitta di Napoleone I, il Congresso di Vienna del 1815 pose fine ad una lunga guerra.
Le nuovi classi borghesi emergenti esigevano il ritorno ad una vita più tranquilla e la produzione mobiliera, ormai avviatasi verso un processo di modernizzazione, era in grado di soddisfare le richieste delle nuove classi agiate.

A Vienna le case, divenute più confortevoli e rassicuranti, erano arredate con i mobili semplici e funzionali dello Stile Biedermeier ed anche in Francia, con la restaurazione della monarchia borbonica, la società borghese finalmente poteva tornare ad una vita più serena. I mobili francesi, ormai privi di ogni memoria storica legata al bonapartismo, sono stilisticamente simili alla produzione Biedermeier.

Stile Biedermeier (Austria dal 1815 al 1848).

Dopo la guerra uno stile di vita gioioso e raffinato animava la ricca capitale Austriaca. Walzer festosi suonavano nelle sale da ballo dei numerosi palazzi della città. Le confortevoli case delle classi borghesi erano arredate con mobili semplici, funzionali ed eleganti.

Lo stile di questi mobili, chiamato criticamente per la sua semplicità con il termine Biedermeier, dal nome di un personaggio sempliciotto di una commedia di Ludwig Eichrodt, fu rivalutato solo nel Novecento come originale produzione di mobili contrapposta all’enfasi dello Stile Impero.

Josef Danhauser – 1820. Sedia, con gambe curve ispirate al mondo greco, realizzata in legno di faggio e pino, impiallacciatura di ciliegio, striscie in mogano ebanizzato.

Lo Stile Biedermeier aderiva perfettamente alla filosofia di vita semplice delle famiglie nobili e borghesi dei paesi dell’area tedesca, dove trovò terreno fertile per il suo sviluppo fino all’epoca delle rivoluzioni del 1848.

Si trattava di un arredamento funzionale realizzato all’insegna della comodità e dell’economia. L’azienda di arredamento dell’ebanista viennese Joseph Ulrich Danhauser (1780 – 1829) fu la più importante produttrice di mobili in questo stile, grazie anche alla fama acquisita con la commissione dell’arredamento del Palazzo di Vienna realizzato per l’Arciduca Carlo nel 1822. I 2.500 disegni di arredamenti, che si trovano al Museo delle arti applicate di Vienna, testimoniano la felice inventiva di Danhauser.

Elementi stilistici.

I mobili Biedermeier erano solidi e pratici, caratterizzati da semplici forme geometriche la cui decorazione era affidata al solo disegno naturale del legno. Nessun decoro bronzeo, come nei mobili in stile Impero, e al posto del costoso legno di mogano erano impiegati legni di facile reperimento locale.

Vienna 1810-20. Tavolo a piede centrale intarsiato in noce.

La quercia, seppur molto diffusa nei paesi germanici, non venne mai impiegata, preferendovi essenze come il faggio rosso e il noce, i cui toni caldi erano meglio rispondenti all’idea di comfort dello Sile Biedermeier.

Per le impiallacciature erano usati legni chiari come il ciliegio, l’acero, il pero, il frassino e la betulla, che ben contrastavano con le semplici tarsie in legno di pero ebanizzato. Il repertorio figurativo era costituito da forme geometriche, come losanghe e rettangoli, o delicate figure vegetali o grottesche dalle linee che sembrano anticipare alcuni tratti dello stile Art Decò.

Tecniche di produzione.

La costruzione dei mobili Biedermeier fu ineccepibile: assi di grandi dimensioni impiallacciate erano sfruttate nella loro interezza in modo che il fronte del mobile si presenti come un unico pezzo. L’assemblaggio delle varie parti del mobile era eseguito a secco con piccoli chiodi in legno (bironcini) lasciati a vista.

Josef Danhauser – 1823. Divano in pino impiallacciato noce fiorato. Imbottitura con molle e crine di cavallo.

Tipologie di mobili.

La ricerca del confort e della comodità era uno dei requisiti fondamentali degli arredi Biedermeier: divani e poltrone avevano linee agili e leggere ed erano ben imbottiti. I rivestimenti erano realizzati con tessuti in tinta unita con decorazioni minute dai colori contrastanti.

I tavoli a piano rotondo o ovale erano sostenuti da un unico sostegno centrale e le sedie, di dimensioni più contenute, avevano gambe a sciabola, dritte, o a sezione quadrata, e schienali a ventaglio, stretti nella parte bassa e allargati verso l’alto.

Michael Thonet.

Una figura di spicco dell’intera produzione mobiliera austriaca dell’Ottocento fu Michael Thonet (1796 – 1871), uno dei più intraprendenti imprenditori che la storia del mobile abbia mai avuto. Non è un caso se i suoi mobili in faggio curvato sono apprezzati ancora ai giorni nostri.

Thonet ridusse una materia solida e resistente come il legno di faggio alla immateriale duttilità di un segno tracciato dalla matita su un foglio di carta. La famosa “seggiola di Vienna” nata in pieno Biedermeier non solo influenzò il repertorio figurativo dell’Art Nouveau, ma incise anche nelle opere di designer come Marcel Breuer e Le Corbusier.

Michael Thonet a soli 23 anni aprì una piccola falegnameria specializzata nella costruzione di particolari decorativi da montare su mobili tradizionali. Questi venivano realizzati ad intaglio, o piegando sottili strisce di legno incollate insieme e pressate in una forma. La semplificazione di questa tecnica suggerì all’esperto artigiano l’uso dell’acqua e della colla a caldo, e successivamente del vapore, per facilitare e aumentare la flessibilità del legno ed evitare i pericoli di rottura e di irregolarità nella curvatura.

Michael Thonet – 1875. Sedia Nr. 20

Tra il 1830 e il 1840 gli esperimenti sulla curvatura a vapore trovarono impiego nella costruzione di sedie e poltrone ed i primi modelli prodotti vennero esposti nel 1841 a Coblenza.

Il virtuosismo tecnologico di questi maufatti colpì il Principe di Metternich, ministro dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria. Incontro questo che fece la fortuna di Thonet e che in poco tempo cambiò la sua vita trasferendo il suo laboratorio a Vienna sotto invito del Principe.

Nel 1849 l’azienda di Michael Thonet produceva già un certo numero di modelli di sedie a basso costo. L’Esposizione Universale di Londra, ne decretò il successo definitivo con l’esportazione del prodotto verso i mercati internazionali.

Thonet nella produzione delle sedie rinuncia ad ogni riferimento storico e a qualsiasi decorazione per realizzare un prodotto di successo, dove quattro gambe formate da otto elementi, si fondono come spirali di fumo in un solo corpo.

Stile Restaurazione o Carlo X (Francia dal 1825 al 1830).

Il Congresso di Vienna restaura in Francia la monarchia borbonica, restituendo il trono a Carlo X, fratello del Re Luigi XVI decapitato nella Rivoluzione Francese. Durante il breve periodo della Restaurazione i mobili prodotti esprimevano il bisogno di intimità della classe borghese, in maniera del tutto simile a quanto avveniva in Austria con lo stile Biedermeier.

Come per i mobili Biedermeier nei mobili della Restaurazione, i colori scuri dello stile impero vennero sostituiti dalle tonalità chiare dell’acero, del frassino, del satin, del tasso e del platano e anche le decorazioni bronzee furono abbandonate a favore di minute decorazioni ad intarsio realizzate con essenze scure contrastanti. Banditi dal Re i motivi tratti dalla simbologia militare, per la decorazione  furono preferiti temi d’ispirazione naturalistica.

La qualità tecnica di questi mobili fu molto raffinata: le finiture all’interno del mobile divennero più curate ed anche le parti meno in vista erano impiallacciate.

Tipologie e stile di mobili.

Secrétaires, commodes, buffets, chifoniers e bibliothèques, conservarono le linee ereditate dall’Impero, ma attraverso la decorazione e le proporzioni più aggraziate, acquisirono maggiore eleganza.Era un’arredo più incline al gusto femminile.

La tendenza all’uso di forme addolcite, culminò nelle linee curve del motivo “en tulip” e nella diffusione dello schienale a gondola dei sedili.

I piedi cessarono di essere a forma leonina o ad artiglio in favore di soluzioni a mensola, a ciabatta o a rocchetti torniti.

I braccioli delle sedie sono a voluta o a doppia voluta, o ancora a collo di cigno.

I letti erano di gran moda nella versione “à méridienne”, con testiera e pediera di altezza diseguale, o “en bateau” con le testiere sagomate a tulipano.

Il mobile più importante della casa fu la commode detta “a l’ anglaise” le cui ante nascondevano cassetti interni e la cintura era sempre sagomata in forma di tulip, In Italia mobili di questo tipo furono definiti alla cappuccina.

Si diffuse anche una nuova tipologia di cassettone, con il cassetto di testa a calatoia amovibile che svelava al suo interno una cassettiera estraibile.

Stile Luigi Filippo (Francia dal 1830 al 1848).

Tramontata definitivamente l’epoca dei grandi fasti di corte già nel regno di Carlo X, nel 1830 l’ascesa al trono di Luigi Filippo d’Orlèans, favorì la crescità sociale ed economica del paese. Durante il suo governo, le demolizioni degli antichi quartieri per la costruzione di palazzi a più piani, portò al proliferare di nuove classi sociali agiate e al fiorire di attività commerciali, negozi e caffè dove si affollava la nuova borghesia imprenditoriale che aveva ormai sostituito l’aristocrazia.

Per soddisfare le sempre più crescenti richieste di una committenza allargata anche alle classi con meno disponibilità economica, la produzione dei mobili, si orientò verso una inarrestabile industrializzazione.

L’accesso economico della mobilia ad una sempre più vasta clientela generò fenomeni di competitività commerciale che portò al ribasso costante dei prezzi con conseguente discapito della qualità.

I fabbricanti di mobili, grazie ai progressi tecnici, poterono contare su una esecuzione rapida dei loro prodotti. Nella fabbricazione dei mobili vennero introdotti materiali economici come il cartone pressato. Le fusioni di bronzo vennero sostituite da fregi metallici stampati in serie e dorati con un economico procedimento galvanico.

Tuttavia, lo scadimento di valore riguardava in effetti le produzioni di massa e di certo non mancavano, per adornare le case più ricche, mobili di ebanisteria più curata.

Elementi stilistici.

Può considerarsi lo stile Luigi Filippo un prolungamento dello stile Restaurazione. Non furono proposti modelli originali, lo stile si caratterizzò per l’uso della cornice a “tulipano” e per la reintroduzione delle gambe “en cabriolle”.

Vennero riproposte le sedie con schienale nella foggia tipica del medaglione con cimase e cinture ornate al centro da fregi floreali o di gusto rocaille e il colore dei legni furono ancora una volta preferiti di tinta scura, come il noce e il mogano.

Lo Stile Luigi Filippo si diffuse per tutta la seconda metà dell’Ottocento anche in Italia, tanto che quando si parla di “mobili in stile Luigi Filippo” si intendono i mobili eseguiti in questo stile, piuttosto che in questo periodo.

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