Nel periodo ovattato della “Belle Époque”, di eleganti signore con delicati ombrellini bianchi e uomini a passeggio con bastone e cilindro, si fece strada una rinnovata fiducia verso il prodotto artigianale. In contrasto con la produzione di mobili in stile eclettico, ormai divenuti produzioni di massa di dubbio gusto, i mobili sono adesso funzionali e di raffinata esecuzione, con decorazioni curvilinee ispirate alla natura.
Come nacque lo Stile Liberty.
Nell’Inghilterra Vittoriana l’opera dell’architetto Arthur Heygate Mackmurdo (1851 – 1942) aprì la strada allo stile Floreale. Contemporaneamente lo scrittore William Morris (1834 – 1896) teorico e fondatore del movimento Arts and Crafts, come reazione all’industrializzazione massificante, promuoveva arredi dalle forme semplici ornati dalla sola raffinata esecuzione.
È interessante il punto di vista di Morris secondo il quale era possibile migliorare la qualità degli ambienti domestici, attraverso una “progettazione artistica” dei manufatti, fondendo le capacità creative dell’artigianato con la serialità industriale. Erano le basi del moderno disegno industriale.
L’architetto scozzese Charles Rennie Mackintosh (1868 – 1928), un vero talento creativo giunse al superamento formale dell’eclettismo, disegnando una linea di arredamenti considerati i più originali e all’avanguardia tra tutti i mobili britannici dell’epoca. Questi, erano caratterizzati da una geometria estetizzante. Esposti nel 1900 in una mostra organizzata dalla Secession Art Viennese influenzarono le opere di Joseph Maria Olbrich (1867 – 1908) e di di Josef Hoffmann (1870 – 1956) nelle quali era anticipato lo stile geometrico dell’Art Decò.
Nascita dello stile internazionale.
Queste esperienze, verso la fine del XIX secolo, confluirono nello stile che rivoluzionò il gusto della società: lo stile Liberty. Con questo nome, preso in prestito da un negozio londinese di tessuti dai disegni stravaganti, furono denominate tutte le tendenze artistiche europee. Quello che in Francia era definito Art Nouveau, in Spagna Modernismo e in Italia Stile Floreale furono conosciuti con il nome internazionale di Liberty.
Lo stile liberty, caratterizzato dalle linee sinuose che richiamavano le forme naturali, coinvolse i campi più disparati: dall’architettura al design d’interni, dai mobili d’uso quotidiano all’oggettistica e all’utensileria, dimostrandosi uno stile originale e versatile.
Presto divenne lo stile di riferimento di una élite alto-borghese soprattutto per quei mobili lussuosi dove l’esasperato gusto per la decorazione prevalse sulla semplice funzionalità dell’arredo. Fiori, volute vegetali e figure femminili allungate furono i temi preferiti per la decorazione elegante di sedie, scrivanie, salotti, trumeau, e ancora lampade, gioielli, vetrate e palazzi interi.
L’Art Nouveau.
In Francia lo stile, che aveva preso il nome Art Nouveau, si orientava su linee derivate dal mondo vegetale e la decorazione divenne un simbolo della struttura.
Fu l’ebanista Émile Gallé (1846 – 1904) a divulgare le nuove forme ispirate al naturalismo fondando la Scuola di Nancy. Famosi sono i vetri e i meubles parlant. Questi erano così chiamati perché provvisti di marqueterie riproducenti antichi proverbi o versi di poesia.
La diffusione dello stile a livello internazionale si deve all’opera dell’architetto francese Hector Guimard (1867 – 1942) e degli architetti belgi Henry van de Velde (1863 – 1957) e Victor Horta (1861 – 1947) che operarono a Parigi lasciandovi arredi e architetture che ancor oggi sono di una modernità più che attuale.
Lo stile Liberty in Italia.
Lo stile liberty in Italia esplose con un certo ritardo rispetto agli altri paesi europei diffondendosi tardivamente e confondendosi talvolta con tendenze di moda Art Déco. Ciononostante non mancarono personalità artistiche di rilievo la cui produzione poco ebbe da invidiare agli esempi dello stile internazionale.
Carlo Zen (1851 – 1918) fu uno di questi. I suoi mobili conobbero un discreto sia in Italia che a Parigi.
Nel Sud d’Italia, Ernesto Basile (1857 – 1932), figlio dell’architetto Giovan Battista Filippo Basile (1825 – 1891) autore del Teatro Massimo di Palermo (1875), pur operando lontano dai centri più vivi dell’Art Nouveau, riuscì a creare nella città di Palermo alcune opere di particolare interesse, anche se ancora impregnate di un certo eclettismo, nel quale gli artigiani locali eccellevano particolarmente.
Fu autore, oltre che della sua opera più nota l’ Hotel Villa Igea a Palermo (1898), di numerose ville per la classe borghese, come la Villa Florio.
Dalla felice collaborazione con l’ingegnere Vittorio Ducrot (1867 – 1942), proprietario dei laboratori Officine Ducrot,nacquero superbi mobili in stile Liberty destinati, non solo alle case alto-borghesi della città, o al Grand Hotel Villa Igea, ma anche ad arredare le elegantissime navi da crociera dell’imprenditore Florio e persino il palazzo di Montecitorio.
Il passaggio dal mobile di fine Ottocento al moderno concetto di design, in Italia fu segnato dall’opera di Carlo Bugatti (1855 – 1940 ) capace di anticipare soluzioni di grande modernità.
Carlo Bugatti nel 1888 si afferma come ebanista liberty di grande raffinatezza. In occasione dell’Esposizione Italiana di Londra produsse alcuni pezzi unici e costosissimi utilizzando legni pregiati, avorio, rame, madreperla, pelle di cammello e di daino. Il trionfo internazionale della sua arte fu sancito con la premiazione dei suoi mobili all’Esposizione Universale del 1900.
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