Fino agli inizi del XIX la produzione dei mobili era ancora artigianale, ma con la diffusione delle prime macchine a vapore comincio la produzione meccanizzata degli arredi. Seghe e grandi presse per la stampa di motivi decorativi su legno, ridussero il ruolo dell’artigiano alla sola esecuzione di specifiche lavorazioni nella catena di produzione: dalla tornitura, all’incollaggio di parti.
Il Bauhaus.
In questa rivoluzione produttiva la responsabilità dell’opera finita era demandata alla progettazione e che acquisì fondamentale importanza nel processo di unificazione di arte, artigianato e industria teso ad una qualificazione del prodotto industriale. Tale processo di unificazione fu uno dei principali obiettivi del Bauhaus, la scuola di architettura e design fondata a Weimar nel 1919 dall’architetto tedesco Walter Gropius (1883 – 1969).
Le lavorazioni seriali eseguite dalle macchine erano considerate, insieme al design industriale, elementi importanti del prodotto finale. Nel 1925 il fondatore della scuola scriveva:
II Bauhaus vuole contribuire allo sviluppo di un modo di abitare al passo con i tempi: i suoi interessi vanno dalla semplice suppellettile all’abitazione completa. Nella convinzione che casa e suppellettili debbano stare tra loro in un rapporto più significativo, il Bauhaus cerca, con un sistematico lavoro di ricerca, di trovare – nella teoria e nella prassi, in campo formale, tecnico ed economico – la ” forma” di ogni oggetto a partire dalle sue funzioni e dalle sue determinazioni naturali […] Una cosa è determinata dalla sua essenza. Per darle forma in modo che funzioni adeguatamente – sia essa una casa, una sedia, o un recipiente – deve prima studiarsi la sua essenza; essa deve infatti realizzare completamente il proprio scopo, vale a dire adempiere praticamente alle proprie funzioni ed essere durevole, economica e bella.
Questa ricerca sull’essenza conduce al risultato che, mediante un’attenta considerazione di tutti i metodi di produzione e di costruzione e dei materiali moderni, nascono, forme che, scostandosi dalla tradizione, producono spesso effetti inusitati e sorprendenti.
La scuola democratica.
Nata sulle orme della Scuola d’arte applicata del Granducato di Sassonia, fondata nel 1906 da Henry van de Velde (1863 – 1957), lo Staatliches Bauhaus Weimar prevedeva un programma di studio distinto in due attività parallele e complementari: l’insegnamento tecnico e l’insegnamento formale.
Alla Bauhaus insegnarono, direttamente o attraverso le pubblicazioni edite dalla stessa Bauhaus, grandi professionisti come Paul Klee (1879 – 1940), Piet Mondrian (1872 – 1944), Vassilij Kandisky (1866 – 1944), Mies van der Rohe (1886 – 1969) e Marcel Breuer (1902 – 1981).
I maestri del movimento moderno si adoperano nella ricerca di nuove soluzioni per tutti quegli oggetti che contribuivano alla qualità della vita dell’uomo, sperimentando forme e materiali. Gli arredi caratterizzati da uno stile semplice, ma accurato.
La scuola democratica di Weimar era fondata sul principio della collaborazione reciproca tra maestri e allievi e proponeva una “sintesi” tra arte, artigianato e industria nella formulazione di prodotti di design da destinare alla società di massa.
Nel 1925 la scuola, per motivi politici, venne trasferita da Weimar a Dessau, e nel 1933, per gli stessi motivi ideologici e politici, la scuola fu soppressa. Ciononostante il Bauhaus rimase il movimento artistico più influente del XX secolo nel campo dell’architettura e del design ed il suo successo è tutt’ora riscontrabile nel grande numero di repliche dei mobili proposti ancora oggi sul mercato.
Mobili in acciaio tubolare.
All’invenzione dei mobili in tubi metallici contribuirono i tanti progettisti che erano alla ricerca di un materiale e una tecnologia industriale per sostituire il legno curvato delle sedie Thonet. I mobili in acciaio tubolare rispondevano perfettamente al principio del funzionalismo, secondo il quale la forma deve rispettare la funzione e contemporaneamente le esigenze della produzione in serie.
Marcel Breuer.
Marcel Breuer (1902 – 1981), giunto al Bauhaus come allievo verso la fine del 1920, sin da subito si interessò alla standardizzazione della costruzione dei mobili. È suo il progetto del 1922 di una cucina modulare componibile.
Nel 1925 Breuer assunse la direzione dell’officina del mobile Bauhaus e nello stesso anno progetta e realizza la sedia Wassily. La prima sedia in acciaio tubolare, frutto di sperimentazioni per impiegare il tubo di acciaio nelle strutture dei mobili.
La sedia era fabbricata con tubi in acciaio trafilati a freddo e saldati. Questi erano dei tubi in acciaio senza saldatura, una tecnica messa in atto dal produttore tedesco Mannesmann. Tale tecnica consentiva il ripiegamento dei tubi senza che si rompessero sulla giuntura.
La sedia, conosciuta come B3, era caratterizzata da seduta, braccioli e schienale in “teli” di tessuto che davano all’insieme un idea di comodità e leggerezza. In questa versione fu commercializzata come sedia Wassily, in omaggio all’amico e collega del Bauhaus, Wassily Kandinsky.
Altra sedia di grande diffusione, disegnata sempre da Breuer, fu la Sedia Cesca. Aveva una struttura in tubo di acciaio cromato, mentre sedile e schienale erano in paglia di Vienna fissata a macchina in un telaio in faggio.
Mart Stam e Mies van der Rohe.
Mart Stam (1899 – 1986) e Mies van der Rohe (1886 – 1969), idearono entrambi sedie analoghe. Nel 1926 Stam presentò all’Esposizione del Werkbund di Stoccarda un prototipo di sedia in tubo metallico priva delle gambe posteriori. La sedia poi venne prodotta in serie e commercializzata con il nome S 34.
I tubi metallici erano rinforzati con un secondo tubo inserito al loro interno, per evitare la rottura a causa delle sollecitazioni.
Mesi dopo, all’esposizione, Mies van der Robe presentò la sua sedia MR, in acciaio tubolare elastica e flessibile.
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