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Tra gli anni Venti e gli anni Trenta in Europa un nuovo linguaggio formale, già preannunciato nell’opera dell’architetto Adolf Loos (1870 – 1933) e dall’attività del gruppo De Stijl e della scuola del Bauhaus, raggiunse il suo apice e una sua forma d’espressione definita Stile Internazionale i cui principi estetici e tecnici e le nuove concezioni spaziali ebbero validità anche per l’architettura d’interni e per la stessa evoluzione del mobile.

Mies Van Der Rohe e l’Esposizione Internazionale di Barcellona.

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Mies Van Der Rohe. Padiglione Tedesco all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929
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Mies Van Der Rohe. Padiglione Tedesco all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929

L’allestimento del Padiglione Tedesco all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929 commissionato dal governo tedesco a Ludwig Mies Van Der Rohe (1886 – 1969), rappresentò il manifesto di una moderna architettura. Una rivoluzionaria visione di edificio dal libero flusso spaziale, costruita con diversi tipi di vetro, acciaio e quattro tipi di marmo.

Mies Van Der Rohe, formatosi nello studio di Peter Behrens (1868 – 1940), aveva assorbito la visione spaziale neoplastica del movimento De Stijl. Egli comprese l’importanza di utilizzare i mobili in armonia con il design della costruzione e per il padiglione Spagnolo progettò la famosa poltrona Barcelona.

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Mies Van Der Rohe. Poltrona Barcelona

Due esemplari della sedia furono esposte nel padiglione e usate come moderni “troni reali”per il Re e la Regina di Spagna. La sedia, particolarmente raffinata ed elegante, divenne ben presto uno status symbol e icona del design moderno ricercata anche oggi in tutto il mondo.

Mies ridisegnò la poltrona nel 1950 quando, grazie ai progressi nella tecnologia nella lavorazione dell’acciaio, la struttura della poltrona poteva essere realizzata da un unico pezzo di metallo liquido.

La lezione di Le Corbusier.

Il più influente e conosciuto architetto del XX secolo, Le Corbusier (1887 -1965), fu uno dei massimi esponenti del movimento razionalista. Nella sua carriera ideò solo pochi mobili e per le sue prime ville preferì arredamenti come la sedia Thonet B9.

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Le Corbusier. immeubles-villas – 1925

Nel 1925 al Pavillon de l’Esprit Nouveau, Le Corbusier presenta un modello di cellula abitativa, la “immeubles-villas“, dove l’arredamento era ridotto al minimo seguendo un principio secondo il quale l’uomo doveva vivere “nello spazio” e non tra i mobili. Secondo questo principio, ad esempio, gli armadi modulari facevano unico corpo con le pareti.

I suoi pochi mobili, come la sua architettura, erano basati sulla concezione di nuovi metodi di produzione, materiali ed esigenze sociali. Il totale ripensamento delle convenzioni si traduce in forme che sono sia funzionali che esteticamente piacevoli.

Uno dei primi mobili di Le Corbusier fu il divano LC2, progettato con l’aiuto di Charlotte Perriand (1903 – 1999) nel 1928.

A due e tre posti o nella versione poltrona, esso si caratterizzava per la struttura minimalista e per la mancanza di elementi ornamentali.

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Le Corbusier. Divano LC2 – 1930

Il design del divano, con il telaio in acciaio a vista, all’esterno piuttosto che all’interno, e i cuscini in pelle nera, rompe con la progettazione convenzionale dell’epoca.

Le Corbusier disapprovava lo standard di progettazione dei divani di quel periodo che nascondeva il telaio sotto l’imbottitura. Egli, con il divano LC2, voleva mostrare la grazia e l’impegno messo nella realizzazione del telaio. Questo era fatto da pezzi piatti e tubolari di acciaio saldati insieme. Il metallo era rivestito con uno strato di cromatura, che però venne introdotta solo successivamente nel 1950.

Il Divano LC2, prodotto per la prima volta nel 1930 dalla Thonet, venne riproposto con importanti aggiornamenti nel 1959.

Il design organico di Alvar Aalto.

L’architetto finlandese Hugo Alvar Henrik Aalto (1898 – 1976) supera lo schematismo formale dell’architettura razionalista, che aveva posto le basi su una fiducia estrema verso le nuove tecnologie e i nuovi materiali come l’acciaio inossidabile, tramite l’utilizzo di un materiale naturale come il legno. L’uso di questo materiale è fortemente radicato nella sua cultura.

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Alvar Aalto. Biblioteca de la Abadia Mount Angel in Oregon -1970.
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Alvar Aalto. Interni della Maison Louis Carré

Attraverso la ricerca di linee e superfici curve e l’uso dell’asimmetria in una concezione spaziale che tende ad unificare interno ed esterno, il processo progettuale di Aalto cerca un coinvolgimento tra la costruzione progettata e l’ambiente costruito e naturale, avvicinandosi ai concetti dell’architettura organica di Frank Lloyd Wright (1867 – 1959).

L’attività di Aalto spazia dal design di arredi in legno e di oggetti in vetro, all’architettura e alla pittura. A partire da oggetti piccoli come un cucchiaio, fino ad arrivare al progetto di città, la sua opera si fondava nel patrimonio culturale tradizionale del suo paese e nell’attenzione dal punto di vista psicologico verso l’individuo. Concetto questo, brillantemente espresso nella progettazione del Sanatorio di Paimio. Si tratta di uno dei lavori più importanti che gli furono commissionati all’inizio della sua carriera e per il quale progettò anche l’intero arredo e l’illuminazione.

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Alvar Aalto. Sanatorio di Paimio
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Nel 1935, insieme alla moglie Aino Marsio (1894-1949), Aalto fondò la ditta Artek per produrre in serie i suoi mobili in legno lamellare curvato. Anch’essi erano caratterizzati dal motivo della linea ondulata (curiosamente la parola “onda” in finlandese si traduce “aalto”, proprio come il cognome del famoso architetto).

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Una delle innovazioni più ingegnose di Alvar Aalto è la gamba a L, brevettata nel 1933 e divenuta una componente standard dei mobili di Aalto. A questa egli attribuiva grande importanza ritenendola il suo più grande risultato nel design. La gamba ad L risolveva le problematiche di fissaggio delle gambe direttamente ai piani dei tavoli, delle sedie o degli sgabelli, in un modo mai visto prima e dal risultato finale molto solido.

Set di vasi disegnati da Alvar Aalto reperibili su Amazon

Il periodo americano.

Nel 1930 Mies Van Der Rohe diresse, fino alla sua chiusura forzata nel 1932, la scuola di design del Bauhaus. Dopo la chiusura egli, come molti altri architetti dello Stile Internazionale, emigrarono negli Stati Uniti dove trovarono un nuovo contesto sociale dove operare.

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Grasshopper Arm Chair – 1946 Eero Saarinen.

In America lo sviluppo nel settore della costruzione di grattacieli destinati a uffici, dovuto alla diffusione delle idee di Mies Van Der Rohe, offrì alla Knoll Associates, nata nel 1917, l’occasione di integrare nell’architettura americana il funzionalismo del Bauhaus. La perfezione tecnica dell’architettura esigeva una perfezione altrettanto assoluta nella costruzione dei mobili e nell’arredamento degli interni. Queste esigenze potevano essere soddisfatte solo dalla collaborazione, sempre più intensa, tra aziende di mobili al passo coi tempi e giovani designer.

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Eero Saarinen – Tulip Chair

Eero Saarinen (1910-1961), figlio del celebre architetto scandinavo Eliel Saarinen (1873 – 1950), cominciò a lavorare nel 1943 per la Knoll che produsse i mobili d’avanguardia da lui disegnati in collaborazione con Charles Eames (1907 – 1978).

I loro mobili furono premiati al concorso “Organic Design in Home Furnituring” organizzato nel 1940 dal Museum of Modern Art di New York. I loro tavoli, di forma rotonda ed ellittica e le relative sedie girevoli, disegnati con particolare cura per l’ergonomia sono divenuti un’icona del design moderno. 

Una replica della tulip chair reperibile su Amazon.

Una su tutte la Tulip Chair disegnata da Saarinen nel 1956. La sedia girevole con basamento in fusione di alluminio laccato, presentava una struttura in vetroresina laccata bianca o nera e cuscino imbottito amovibile in pelle o tessuto.

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