Le scenografie “ultraterrene”, che esprimevano un senso illusionistico dell’infinito, e le sfarzose decorazioni curvilinee delle architetture, furono perfette per la celebrazione della Chiesa della Controriforma del Seicento. Non furono rari i casi dove la libertà creativa degli artisti scadeva nella vuota retorica e nel cattivo gusto, tanto che la parola, di origine spagnola “Barocco”, usata come sinonimo di irregolare e con la quale si definiva lo stile di questo periodo storico, fu a lungo usata come sinonimo di cattivo gusto.

Barocco Romano.

Il mobile Barocco per antonomasia fu il mobile romano, vista l’influenza diretta che sull’arte mobiliera ebbe l’opera di Gian Lorenzo Bernini (1598 . 1680) insieme a quella del suo intagliatore di fiducia Antonio Chicari (1652–1671). Erano mobili sfarzosi, scolpiti con tecniche raffinate dove la linea retta era abbandonata a favore di quella curva e spezzata. Le dimensioni erano imponenti e la funzione sacrificata a vantaggio della decorazione. In un tavolo, ad esempio, l’aspetto utilitaristico del piano veniva trascurato a favore della decorazione delle gambe di sostegno, spesso arricchite con intagli ad altorilievo e a tuttotondo, oppure con colonne tortili riproducenti quelle del Bernini nel Baldacchino di San Pietro.

Antonio Chicari, detto  “il Pisano” , fu attivo a Roma tra il 1652 e il 1671) questa una su cornice eseguita su disegno di Gian Lorenzo Bernini per la Famiglia Chigi.

L’ebanisteria del periodo raggiunse l’apice con l’uso di legni dorati e pannelli intarsiati con inserti in metallo e pietre dure. I mobili divennero delle vere e proprie opere d’arte, tanto che alcuni manufatti divenuti leggendari sono ancora adesso ricercati da facoltosi collezionisti.

Diffusione del mobile barocco.

Lo stile dalla città papale si diffuse rapidamente in Italia e in tutta Europa. Il fasto di questa mobilia fu adatta per decorare i grandi saloni delle case reali, motivo per cui lo stile si diffuse nelle corti reali e principesche di tutta Europa. In particolare, in Francia lo stile Luigi XIII ne ripercorse i dettami stilistici: il ricorso alle forme curve ed ai ricchissimi ornamenti, il grande uso della scultura e l’impiego di oro, argento, lacca e avorio per la decorazione.

Stipo genovese Castello Sforzesco di Milano.

In Italia lo stile Barocco fu caratterizzato da specifici formalismi locali diversi da regione a regione. Le forme a volute e superfici ondulate dei mobili romani, in Piemonte cedevano il passo alle formelle intagliate e nel mobile ligure caratteristico fu l’intaglio esuberante a “bambocci”.

Ebanisteria Veneta.

La grande qualità dei mobili prodotti dai marangoni (falegnami) Veneti, riuniti già allora in corporazioni, era apprezzata e conosciuta anche fuori dai confini italiani. Gli ebanisti veneti realizzavano mobili di qualità, non solo per la nobiltà locale, ma anche per ricchi borghesi e principi sia italiani che stranieri, tra questi i duchi di Mantova che li scelsero per arredare il loro palazzo.

Andrea Brustolon (1662-1732)

Molti di questi ebanisti sono rimasti anonimi, ma alcuni sono tuttavia conosciuti per la fama guadagnata con le loro mirabili opere, come Francesco Pianta il giovane (1632 – 1692) e Andrea Fantoni (1659-1734), ma soprattutto il geniale intagliatore veneziano Andrea Brustolon (1662 – 1732), l’interprete maggiore del Mobile Barocco Italiano, maestro insuperabile nelle sculture lignee con le quali ornava i mobili e le cornici.

Andrea Brustolon (1662-1732)

La sua opera influenzò fortemente la produzione mobiliera veneta di quel periodo tanto da dar vita ad uno “stile Brustolon”.  Le sue opere riproponevano sul legno di noce la concezione della miglior scuola di scultura barocca fatta di figurazioni intagliate a tutto tondo. Tipiche del suo stile furono le poltrone sorrette da cariatidi ornate di statue e di sculture che assolvevano non solo a funzioni decorative, ma erano parte integrante della struttura del mobile.

Alcune delle opere di Brustolon oggi possono essere ammirate in mostra a Ca’ Rezzonico a Venezia, come il famoso “fornimento Venier” composto da poltrone, portavasi e statue scolpite.

Evoluzione delle tecniche di ebanisteria.

Rispetto i mobili del Cinquecento, nei mobili di questo secolo si nota una sensibile riduzione degli spessori del legno e una maggiore precisione nell’assemblaggio dei vari elementi. Il legno di noce veniva ancora riservato per l’esterno dei mobili, impiegando per gli interni legni poveri quali pioppo, abete, castagno, rovere e olmo. Questi quando venivano lasciati all’esterno venivano tinti di nero ad imitare l’ebano oppure dorati.

La struttura del mobile è abbastanza solida e la maggior parte degli incastri, scolpiti in maniera sommaria, sono fermati da spine in legno di forma cilindrica. Si va diffondendo l’uso della colla di origine animale per rendere il tutto più saldo.

I chiodi quando impiegati sono a sezione quadrata o tonda e la loro testa è più esile e piatta. Questi, per aumentare la tenuta, vengono piantati “alla traditora”, cioè in senso diagonale alle fibre del legno, con la punta che fuoriesce dal legno e successivamente ribattuta.

Tipologie di mobili.

Il cassettone fu il mobile di maggior successo del periodo Barocco. I primi esemplari degli inizi del Seicento erano ancora legati al gusto cinquecentesco. Mostravano un impianto architettonico con colonne a tutto tondo dotate di capitelli classici. Queste poggiavano su un basamento costituito da una pedana ed è decorato con un mascherone che ricorda il tardo manierismo.

Canterano bergamasco.

Sul finire del Seicento si diffuse un tipo detto canterano, caratterizzato da un primo cassetto finto che si apriva a ribalta mostrando all’interno alcuni cassettini.

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