Lo stile gotico nell’arredamento medievale si diffuse dai laboratori dei cantieri delle grandi cattedrali, alle botteghe di artigiani che accolgono le richieste della nascente classe borghese mercantile.
Arredamento religioso.
Chiese e monasteri favorirono la diffusione di tipologie di mobili fissi e dalle funzioni specifiche. La cosiddetta “arte lignaria” fu esclusiva attività dei laboratori artigianali legati ai cantieri delle grandi cattedrali nelle cui architetture già cominciava a delinearsi il nuovo stile.
Stile che nel Cinquecento, lo storico Giorgio Vasari (1511 – 1574), definì con il termine dispregiativo “gotico” riferendosi ad una produzione artistica di “gusto barbaro”.
I modelli architettonici dello stile gotico, introdotti per la prima volta nel Coro di Saint-Denis e nelle Cattedrali di Reims, di Chartres e di Notre-Dame, si imposero sulle arti minori, così archi a sesto acuto, rosoni e girali, si diffusero anche nei mobili, soprattutto in quelli ecclesiastici, come nelle cattedre, leggii, cornici di polittici e stalli di cori delle cattedrali, così come i tabulae scriptorialis che affollavano le biblioteche dei monasteri.
Un esempio Italiano dell’arte lignea ecclesiastica gotica è il Coro della Chiesa di San Domenico a Ferrara, realizzato nel 1384 dal maestro lignario modenese Giovanni da Baisio (? – 1390).
Tecniche di decorazione.
Le tecniche di decorazione preferite nello stile Gotico furono: le incisioni pirografiche, la bulinatura, la punteggiatura, l’incisione e la particolare tecnica dell’intaglio piatto, detta champlevè. Una tecnica, mutuata dall’arte orafa che consisteva nello scavare il fondo lasciando in rilievo il disegno piatto, rifinito poi con punzonatura, stucco e ferro rovente.
L’invenzione della tarsia a legni policromi.
Insieme all’arco ogivale, mutuato dall’architettura Normanna che in Sicilia aveva subito contaminazioni islamiche, lo stile Gotico ereditò anche il decorativismo geometrico tipico delle tarsie policrome degli artigiani dell’Islam che ben si prestavano all’iconoclastia dell’abate francese Bernardo da Chiaravalle (1090 – 1153) che proibì ogni forma di arte figurativa nelle chiese dell’ordine cistercense promuovendo per esse l’architettura pura e silenziosa dello stile gotico.
Dai mosaici degli edifici Arabo-Normanni siciliani, trasse ispirazione la tarsia detta “alla certosina”, diffusasi in Lombardia tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo, ad opera dei monaci “Certosini” dell’ordine di San Bruno che la impiegarono abbondantemente nella decorazione di cofanetti e arredi sacri.
Le origini islamiche di questo tipo di decorazione, realizzata con tessere lignee e altri materiali disposti a effetto geometrico, sono riscontrabili nella stessa origine della parola “tarsia”(dall’arabo “tarsi” che significa “connettere”) ovvero mettere insieme tessere di materiale diverso a scopo decorativo. Questo tipo d’intarsio rimase in auge fino al Cinquecento.
Arredamenti di uso civile.
Dopo l’epoca dei regni barbarici, il castello medioevale perdette il suo valore strategico e militare e i feudatari che vi abitavano furono costretti a spostarsi nelle città fortificate dove potevano essere ancora protagonisti delle vicende politiche. Le città divennero centro politico e residenza del nuovo ceto sociale predominante: la borghesia mercantile.
In Italia la profonda trasformazione sociale portò all’istituzione dei Comuni e delle Signorie, mentre in altri paesi Europei le monarchie si erano alleate con la borghesia e la vecchia organizzazione feudale venne sostituita da una nuova classe privilegiata di nobili.
La nascente aristocrazia e la ricca borghesia cittadina richiedeva più agi e lussi ed anche arredi per le proprie dimore, così la produzione di mobili destinati all’uso civile venne non solo incrementata, ma anche migliorata.
Tecniche costruttive.
I mobili, che prima d’allora erano caratterizzati da strutture massicce a forte spessore e da semplicità costruttiva e stilistica, divennero meno pesanti. Questo grazie all’introduzione agli inizi del Trecento della forza idraulica nelle segherie che consentiva il taglio di spessori di circa 4-5cm.
Le decorazioni, un tempo destinate alle architetture lignee delle chiese, vestivano anche i mobili laici. L’astrazione formale o le realistiche rappresentazioni delle vite dei santi, funzionali all’indottrinamento dell’eterodossia religiosa, nel mobile civile era sostituita da motivi decorativi rappresentativi della nascente borghesia feudale. Erano stemmi araldici, scene cortesi, figurazioni nuziali, animali, cavalieri e cacciatori.
Nuove tipologie di mobili.
Nel Quattrocento nei paesi europei dove lo stile gotico era diffuso, trovò largo impiego il motivo ornamentale a bassorilievo detto “a pergamena”. Così definita poiché la decorazione assomigliava a un foglio di pergamena accartocciato. Questo tipo di decorazione, originaria delle Fiandre, si diffuse soprattutto in Francia e in Inghilterra nel periodo Tudor. In Italia era usata prevalentemente in Piemonte per decorare piccoli oggetti di lusso come alcuni portagioielli.
La nuova committenza richiese anche nuove tipologie di mobili da destinare ad usi specifici come alcune credenze chiuse per la conservazione dei cibi.
Un tipo particolare di credenza, in uso soprattutto nei paesi d’oltralpe, era chiamata buffet. Questa era costituita da un cassone con sportelli sorretto da gambe che partivano da un basamento. Al suo interno alcuni ripiani, fissati dentro scassi ricavati nelle pareti interne, ripartivano lo spazio e lo rendevano più funzionale.
La camera da letto medioevale era arredata con un letto a baldacchino e una cassa ai piedi del letto. Gli abiti dismessi erano posti “sulle stranghe” in quanto non vi erano armadi.
Dalla Francia, lo stile gotico si diffuse in Inghilterra e in Germania sviluppandosi e permanendo fin oltre il 1400. In Italia nell’arredo laico cominciò a prendere forma un linguaggio figurativo autonomo.
Questo, pur seguendo i dettami stilistici dello stile gotico, se ne differenziava stilisticamente da città a città.
Nella nostra penisola lo stile gotico non ebbe mai un applicazione integrale. Ciò contribuì allo sviluppo dell’Umanesimo da cui ebbe origine il Rinascimento Italiano.
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