Con la denominazione Stile Luigi XIV, nell’ambito dei mobili di antiquariato, ci si riferisce alla produzione mobiliera influenzata da uno stile nato alla corte di Francia per celebrare con i suoi fasti la magnificenza del Re Sole. A partire dalla seconda metà del Seicento, lo stile dei mobili di corte, abbandonate le influenze del barocco italiano, acquisiscono uno stile autonomo più definito, uno stile di “regime”. Lo Stile si caratterizza per le sue forme massicce e simmetriche e per le decorazioni sfarzose.

Chateau de Versailles Hall of Mirrors

Nascita dello Stile Luigi XIV.

L’ebanisteria fu sottoposta al diretto controllo del Re che anche nell’arredamento e nei mobili di corte pretese fastosità e rigore formale nell’esecuzione. Con la volontà di dare alla corte di Francia una cornice prestigiosa, Luigi XIV istituì nel 1662 la Manifacture royale des meubles de la couronne , un complesso organico di ebanisti, tappezzieri, scultori, decoratori, stuccatori, ricamatori, orafi, pittori ecc…

Il mobilio della corte di Luigi XIV, caratterizzato dall’esuberanza dei rilievi, sfarzose dorature, e tarsie con materiali pregiatissimi, condizionarono formalmente gli interni di buona parte dei palazzi nobiliari europei. Gli arredi della Regia di Versailles divennero rapidamente riferimento per la produzione mobiliera di prestigio anche fuori i confini francesi.

Tipologie di mobili.

In questo rivisitato stile “Barocco alla francese”, si distingue ancora nei mobili del primo periodo l’influenza del Barocco Italiano.

Scrivania mazzarina.

Tipico fu il cosiddetto bureau à gradin, meglio conosciuto come scrivania mazzarina. Questa era caratterizzata da un vano centrale e due serie di cassetti laterali, sorretta da otto gambe a balaustro raccordate da crociere ad X.

Pierre Poschadel – Opera propria

Console.

Lo Stile Luigi XIV raggiunse il suo apice quando Versailles divenne la nuova sede della corte e del governo.

Mai prima d’allora furono realizzati una così grande quantità di mobili destinati alle sale di rappresentanza. Questi erano sistemati in modo che non intralciassero le danze o impedissero la conversazione. La console, nata per assolvere a queste esigenze, era un tavolo a parete la cui funzione era esclusivamente ornamentale. L’accoppiamento console-specchiera prende spunto dalle numerose grandi specchiere installate a Versailles.

Altri arredi.

I tavoli erano collocati in sala da pranzo insieme ad una coppia di credenze. Le sedie recavano la tipica gamba a X ed avevano braccioli imbottiti ricoperti di damasco, velluti o broccato.

La maggior parte degli arredi di rappresentanza era realizzata ad intaglio, di questi oltre alla console, alle sedie, ai divani, e alle poltrone, vanno ricordati pure i gueridon e il pied de table.

Tra i mobili di “ebanisteria”, così erano definiti i mobili intarsiati o impiallacciati, ebbero successo oltre a bureau e trumeau, alcune nuove tipologie di mobili. Uno tra tutti, la commode, un cassettone a tre cassetti con fianchi mossi destinato ad accogliere la biancheria.

I cassoni, ormai in disuso, finirono per essere sostituiti dai canterani e nell’arredo destinato alla camera da letto comparvero i comodini e i letti in legno ricoperti da abbondante tappezzeria.

Evoluzione della tecnica.

Le tecniche di ebanisteria divennero più raffinate, grazie ad attrezzi divenuti più precisi ed evoluti, tra questi: il pialletto a lama dritta per livellare i piani; il voltino, una sega a lama stretta per sagomare le parti curve; la fustella, per sagomare gli intarsi geometrici; il seghetto da traforo per il ritaglio di complessi intarsi.

La scelta dei legni, divenuta più ricca e variata, vedeva l’impiego dell’ebano, associato con avorio, tartaruga, madreperla e metalli nella nuova tecnica dell’incrostazione. Intarsi il cui repertorio formale era costituito da ramage, ghirlande, volute, conchiglie, mascheroni, grottesche e foglie d’acanto.

Elementi decorativi in bronzo dorato erano applicati sia negli angoli che nei piedi dei mobili ed anche impiegati come maniglie.

La lucidatura a gommalacca, da poco diffusasi, splendeva su superfici che venivano levigate con maggiore perizia. Questa finitura veniva completata con uno strato di cera d’api.

Il caso di André-Charles Boulle.

Tra i numerosissimi mobilieri attivi in Francia, conobbe grande fama l’ebanista André-Charles Boulle (1642 – 1732), grazie al suo personalissimo stile e per la particolare tecnica con la quale realizzava tarsie di legni combinati a madreperla, ottone e perfino alla tartaruga.

Boulle rivoluzionò e reinventò la tecnica della tarsia italiana portandola ai massimi splendori, tanto che ancora adesso quella eseguita alla sua maniera è tuttora definita “intarsio alla Boulle”.

La tecnica di Boulle consisteva nell’eseguire intarsi con ottone dorato e tartaruga, incollati insieme uno sull’altro, ottenendo cosi due disegni uguali ma invertiti: quello composto dalla lamina di tartaruga come sfondo e l’ottone per riempire i buchi, prendeva il nome di intarsio maschio e, viceversa quello che si otteneva con gli “scarti” del primo era detto intarsio femmina. L’ottone a sua volta veniva, decorato al cesello, mentre il fondo del mobile era costituito da una lastra di ebano. Per questa tecnica Boulle utilizzò anche altri materiali, come l’osso tinto, il corno, l’avorio, l’ebano e la madreperla,

La committenza del Re Luigi XIV diede a Boulle, oltre alla qualifica di “ebanista del re” nel 1672, la possibilità di esercitare la sua professione in un laboratorio situato presso il Louvre.

Diffusione dello stile Luigi XIV in Italia.

Nella seconda parte del Seicento, la prosperosa aristocrazia italiana spendeva autentiche fortune nella costruzione di dimore solenni. Questi palazzi necessitavano di arredi idonei a rendere gli interni ancor più scenografici. Mobili dalle proporzioni imponenti adatti alle grandi stanze con alti soffitti, delle case nobiliari. I mobili francesi di sofisticato stile Luigi XIV erano perfetti per questi esigenze.

Il motivo della linea spezzata, tipico dello stile Luigi XIV, dominava incontrastato in questi arredi e la mobilia di rappresentanza, quando realizzata in legno povero, veniva vistosamente dorata o laccata.

I mobili destinati ad un rango sociale elevato erano realizzati in noce massiccio. Lastronati con radiche pregiate disposte a effetto speculare, e spesso erano intarsiati con decorazioni floreali in legni chiari o arricchite da incrostazioni in avorio.

Ricorrenti erano motivi nastriformi o floreali, conchiglie e luminosi raggi solari che facevano bella mostra, nei divani, nelle console, nelle sedie così come nei bureau o nei letti di particolare pregio.

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