Il decorativismo e le linee curve dello Stile Rococò tramontarono con la nuova corrente estetica del Neoclassicismo, nata in opposizione critica agli eccessi del barocco e al suo “cattivo gusto”. Il pensiero filosofico di Jean-Jacques Rousseau ( 1712 – 1778), il quale predicava il ritorno alla razionalità, alla purezza e alla bellezza dell’arte dell’antichità classica, favorì, nell’arredamento come nelle architetture, il ritorno a linee più rigorose.
Il rinnovato interesse per l’antichità classica, grazie alle numerose campagne di scavo del periodo, influenzò notevolmente l’aspetto dei mobili di questo periodo. Gli arredi lineari e rigorosi si vestirono di elementi provenienti dall’intero repertorio decorativo greco-romano.
Stile Luigi XVI (Francia, dal 1765 al 1790).
Nel mondo dell’antiquariato è uso comune far coincidere lo Stile Neoclassico con lo stile francese Luigi XVI, ma nonostante i mobili Luigi XVI abbiano diversi elementi formali tipici del gusto Neoclassico, essi non sono mai del tutto privi del decorativismo tanto caro allo stile Rococò. Le linee dei mobili, seppur rigide, presentano un ornato movimentato da ricche tarsie floreali. La predilizione per l’intaglio introdusse la gamba ad unicorno o a faretra scanalata, anche definita gamba “a consolle”, che divenne emblematica e identificativa della mobilia neoclassica.
Tecniche di realizzazione.
Gli spessori dei legni, sia quelli adoperati per la struttura che quelli per i lastroni, sono di sezione ancor più ridotta. Le parti del mobile unite con chiodi lunghi e sottili e con incastri tenuti insieme da una colla molto resistente.
Per l’assemblaggio dei letti invece, si cominciarono ad utilizzare apposite viti con testa cilindrica forata per inserire un ferro per farle girare.
La levigatura delle superfici divenne più curata, grazie al nuovo strumento abrasivo della carta vetrata, ottenuto facendo aderire, tramite collante, delle sabbie di grana diversa su fogli di cartoncino.
Le tarsie a legni policromi venivano esaltate da una lucidatura a specchio eseguita a tampone con una dozzina di mani di vernice di gommalacca.
Tipologie di mobili.
La consolle insieme a sedie, poltrone e divani, rappresentavano gli elementi d’arredo di gran lunga più alla moda per arredare i grandi saloni dove si svolgono gli incontri mondani della società bene. Divani e bergerès montavano gambe ribassate e disponevano di comodi cuscini ricolmi di piume.
Particolare successo, tanto da divenire un vero e proprio status simbol, ebbe il bureau-plat. Una scrivania provvista, di vani segreti o piani di fuoriuscita per consentire l’estensione del piano di scrittura o l’appoggio di oggetti.
Il mobile più interessante del periodo fu il secrétaire, dotato di vari cassetti, antine, ripostigli segreti ed un calatoio che veniva utilizzato come ripiano per scrivere.
La commode divenne il mobile principale della casa neoclassica, spodestando il trumeau, che grande importanza ebbe in epoca Luigi XV.
Il letto neoclassico in larga misura di tipo matrimoniale, aveva in genere due spalliere di uguale altezza, decorate con cartelle traforate oppure erano costituite da imbottiture poste dentro una cornice squadrata.
Stili di transizione (dal 1795 al 1815).
La Rivoluzione Francese (1789 – 1791) con le sue profonde trasformazioni sociali, portò al tracollo della produzione mobiliera di lusso. Gli arredi provenienti dalla Corte Reale furono posti all’incanto nelle aste pubbliche e venduti a cifre insignificanti per arredare alcuni castelli in Russia e in Inghilterra.
Gli stili che si susseguirono in questo periodo, dal Direttorio, al Consolare fino al Retour d’Egypte, possono considerarsi di transizione tra lo stile Luigi XVI e lo Stile Impero.
Stile Direttorio.
Con i grandi cambiamenti sociali in corso i mobili divennero più contenuti nelle dimensioni per essere collocati nelle piccole case dei borghesi. Questi mantennero una certa eleganza di proporzioni e sobrietà decorativa costituita di pochi e rigidi elementi: abbandonate le delicate cromie pastello e l’intarsio floreale dei mobili Luigi XVI.
Furono preferiti i toni cupi del mogano e semplici filettature in legno ebanizzato o in ottone. Pur mantenendo la predilizione per i temi dell’antichità classica del Neoclassicismo, il loro gusto divenne meno formale e più accademico.
Contestualmente ad una maggiore severità lineare, anticipatrice dello stile Impero di Napoleone, vi fu un generale scadimento qualitativo degli arredi, tra l’altro non vi furono particolari novità tecnico-costruttive nei mobili di questo periodo, ma non mancarono produzioni particolarmente raffinate come le produzioni di mobili dell’ebanista francese Georges Jacob (1739 – 1814), già attivo presso la corte di Maria Antonietta.
Le novità formali, inventate da Jacob, come il trépied à l’antique e il bracciolo a corno, rimasero in voga ancora negli anni a venire, innestandosi sulle tipologie già diffuse, come le commodes, i secrtaires abattant e i bureau plats e su alcune del tutto nuove come la toilette, sulla quale poggiava uno specchio basculante entro piastrini imperniati; la psiche, una grande specchiera da terra a bilico, costituita da un grande specchio ovaliforme o rettangolare, montato su alti sostegni. In questo periodo conobbero grande diffusione i tavoli da pranzo di forma ovale o rotonda e le sedie dalle linee pulite e rigorose.
Stile Consolare.
Negli anni della proclamazione a Primo Console di Napoleone Bonaparte (1769 – 1821) le forme dello stile Direttorio cominciarono la loro evoluzione in quelle più auliche e monumentali che furono poi dello stile Impero.
La sobria linearità dei mobili divenne un mezzo d’identificazione culturale-militaresca che già le guerre napoleoniche avevano operato nel subconscio collettivo francese. I modelli stilistici introdotti da Jacob, trovarono largo impiego e sempre più l’orientamento degli ebanisti in ragione di precise richieste della committenza di potere fu indirizzato verso produzioni con evidente richiamo romano-imperiale.
In questo periodo fa la sua prima comparsa il piede tornito “a triclinium”, a reggere letti, divani, dormeuse e finanche in commodes e comodini. Nella camera da letto si confermò la presenza della psiche, e l’introduzione nell’armadio di un grande specchio nell’anta centrale.
Sulla mobilia rifiorì l’uso delle guarnizioni bronzee, che con il Direttorio erano state usate solo di rado. Celebre fu l’opera del bronzista Pierre-Philippe Thomire (1751–1843), a cui si deve l’evoluzione delle tecniche di fusione del bronzo.
La guarnizione bronzea dorata, divenuta protagonista assoluta degli arredi del tempo, era montata in mobili realizzati, oltre che con il mogano disposto a lastronature speculari con le venature contrapposte a formare il caratteristico effetto “ad ali di farfalla”, anche in betulla e la radica di tuja che trovarono grande diffusione.
Stile Retour d’Egypte.
La moda delle egizianerie già presente nella produzione mobiliera di questo periodo, si diffuse maggiormente a seguito della Campagna Napoleonica in Egitto del 1799 fino a codificarsi in uno stile definito Retour d’Egypte.
Nella diffusione di questo stile grande importanza ebbero non solo la scoperta della Stele di Rosetta, che permise a Jean-François Champollion (1790 – 1832) di decifrare per la prima volta la scrittura geroglifica, ma soprattutto lo stuolo di artisti-disegnatori che seguirono l’ancor giovane generale Bonaparte in terra d Egitto e che fissarono su carta ogni reperto archeologico che fu loro possibile.
I motivi Retour d’Egypte ebbero il compito di arricchire di nuovo gusto esotico il repertorio classico greco-romano con elementi decorativi desunti dall’arte egizia: sfingi, cariatidi, teste e figure di egiziani inguainate a piedi nudi, palmette, tripodi e rosette.
Diffusione del mobile Neoclassico.
Se in terra Anglosassone la tradizione del mobile Chippendale, già avvicinatasi al mobile neoclassico, fu continuata da Thomas Sheraton (1751 – 1806), in Italia il mobile neoclassico si diffuse grazie alla tipicità di mobili la cui struttura lineare e le superfici piane erano totalmente ricoperte da tarsie in legni di frutto.
Console e commode avevano dimensioni ben proporzionate, gambe “a spillo” di forma tronco-piramidale, e lastronature a forte spessore dei rivestimenti. Le decorazioni erano geometriche o riferite ad una complessa iconografia archeologica.
Giuseppe Maggiolini.
Di particolare rilievo fu l’opera del milanese Giuseppe Maggiolini (1738-1814), il quale aveva appreso l’arte dell’intarsio nel laboratorio del convento cistercense di S. Ambrogio a Parabiago. La sua apprezzata abilità e i tanti pittori che gli fornirono i disegni per le sue tarsie, fecero rapidamente di Maggiolini l’ebanista preferito dalle nobili famiglie milanesi e lombarde.
Maggiolini per la committenza più importante non realizzò solamente mobili, ma anche ricchi e complicati pavimenti in legno intarsiato come quelli eseguiti per conto dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo (1638-1683), madre dell’Arciduca Ferdinando, governatore della Lombardia.
Per i suoi intarsi, eseguiti sul fusto del mobile rigorosamente in noce, si stima che abbia adoperato 86 qualità di legno sfruttandone tutte la varietà cromatiche senza ricorrere a colorazioni artificiali e ombreggiando i particolari immergendo i piccoli pezzi di legno traforati nella sabbia arroventata.
I suoi mobili mostravano un impianto neoclassico: sostegni piramidali o troncoconici, motivi “a candelabra” sulle lesene, facciate piatte e piani rettangolari decorati dove erano realizzati veri e propri “dipinti” in legno con decorazioni a trofei, corone, medaglioni, volute di foglie d’acanto, festoni e girali, tralci di vite e figure mitologiche greco-romane. Rarissimi furono gli esemplari con motivi in rilievo intagliati e fra le opere-capolavoro è da ricordare la monumentale scrivania realizzata per l’Arciduca Ferdinando.
Con la successiva trasformazione “bonapartista” dello stile Neoclassico nello stile Impero, la tarsia va in disuso anche in Italia ed a essa si preferirono semplici superfici impiallacciate arricchite da applicazioni dorate. L’attività di Maggiolini, che non aveva accettato gli stilemi del nuovo gusto, conobbe il declino.
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